venerdì 29 febbraio 2008

Brioche e pensieri o forse morsi della fame...

Questa mattina mi sono trovato con un mio amico per fare colazione, mentre mi dirigevo all'appuntamento, ho preso uno di quei giornali gratuiti per la precisione leggo del 29.02.08, cosi mentre lo aspettavo, mi sono messo a sfogliarlo, senza particolare attenzione, arrivo al luogo del incontro, dopo un paio di minuto lo vedo passare in macchina, mi fa posteggio e arrivo, gli dico ok, penso che abbia posteggiato in Sicilia, peccato che l'appuntamento era a Como, cosi mentre aspetto che lui trovi il posteggio, rileggo il giornale, e l'occhio mi cade su un articolo dal Titolo La laurea non paga di Claudio Fabretti, il quale devo ammettere fa un'analisi abbastanza precisa della situazione usando anche dei dati presi dal rapporto fatto dal AlmaLaurea presentato a Catania, mi rendo conto solo ora che manca l'anno e il mese in cui questo rapporto è stato presentato, ma siccome fa riferimento al 2007 penso sia di quest'anno e pubblicato in questi mesi.
in dati sono secondo questo rapporto:
  • ad un anno dalla laurea lavorano solo 53% di laureati, meglio precisare che sono laureati si sa mai;
  • C'è stata una leggerissima crescita di laureati sia occupati che con lavoro stabile si parla del 0.6%;
  • A cinque anni dal conseguimento della laurea il valore sale 85%, questo farebbe pensare bene invece vediamo al punto successivo che;
  • Il 48% lavora in maniera precaria questo ad un anno della fatidica laurea
  • A cinque anni la percentuale scende al 27%.
L'analisi adesso si sposta sul guadagno dei nuovi dottori i parametri sono sempre gli stessi, ad un anno abbiamo un redditto netto medio mensile di 1040 euro a cinque anni saliamo di 302 euro arriviamo in fatti a 1342 euro sempre netti.
Altro punto di analisi il potere di acquisto i parametro è :
100 come guadagno che ha il laureato nel 2001, questa è base di partenza
nel 2007 non sarà più 100 ma reale 92,9, nel 2006 era leggermente meglio ovvero 94,7, però sicuramente non più 100 effettivi.
finisce parlando della mobilità sociale con questo dati:
  • 44% di chi ha un padre architetto fa l'architetto;
  • 42% di chi ha una laurea in giurisprudenza ha il figlio con la stessa laurea
  • 41% dei farmacisti ha il figlio farmacista
e cosi via dicendo mancano gli ingegneri che sono al 39% e i medici sempre al 39% , e dopo questa bellissima analisi la sua battuta è "Insomma:Tale padre, tale figlio".Ma forse con qualche soldo meno in tasca.
Cosi chiude l'articolo.
Dopo si tanta analisi mi aspettavo un'analisi un pochetto migliore ora leggendo questi dati voi se avreste un padre con una professione avviata cosa fareste?
Personalmente visto la fatica che si fa a trovare lavoro quasi certamente farei quello che hanno fatto quei figli, salvo problemi insanabili con i propri genitori, ma questa è un'altra faccenda.
Il vero punto la toccato prima allo stato attuale ad un giovane laureato le alternative non sono molte, e quindi spesso si è costretti fare dei lavori per cui non si è portati, non parlo di bravura, ma delle proprie inclinazioni, con il rischio di essere poi insoddisfatti, nervosi, aggressivi,come delle belve tenute in una gabbia in visibile, la speranza è trovare una valvola di sfogo in cui sentirsi realizzati come persone, ovviamente poi ci sono le persone che sono contente di fare il lavoro dei loro padri è hanno fatto questa scelta volutamente senza essere influenzati dalla realtà lavorativa che ci circonda.
Ste

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